In questi giorni è in distribuzione presso le famiglie di Santa Maria del Campo e San Martino di Noceto il giornalino “Camminiamo Insieme” che raccoglie, in occasione delle feste patronali, una sintesi dei momenti di vita comunitaria più importanti delle nostre comunità di un’intero anno.
La pubblicazione, di 24 pagine, è la naturale evoluzione di quella analoga già realizzata negli anni scorsi per la sola Santa Maria ed stata realizzata con i dati raccolti negli archivi parrocchiali e, soprattutto, con i contributi scritti da diversi parrocchiani delle due comunità.
Chi non non avesse ricevuto a domicilio il giornalino ne può ritirare copia nelle chiese parrocchiali.
Nel seguito il saluto di Don Davide Sacco che apre “Camminiamo Insieme”
Cari parrocchiani, colgo l’occasione di questo spazio, per proporvi una breve riflessione sul significato della vita comunitaria, nel senso più ampio del termine. Vi siete mai chiesti il “perché profondo” dell’ esistenza della famiglia e, di riflesso, delle esperienze di vita comune?
Ho riflettuto e sono arrivato a questa conclusione: agli occhi di Dio vi è una differenza rilevante tra il bene fatto stando soli e quello realizzato assieme. Difatti, due o tre persone che operano il bene singolarmente, o solitariamente, non sono in grado di raggiungere il livello spirituale di coloro che operano la medesima cosa comunitariamente.
Premesso ciò, la famiglia cristiana è il luogo privilegiato in cui avviene il miracolo della “moltiplicazione del bene”, operato da ogni singolo componente. Ogni suo membro, difatti diviene strumento che permette all’amore di Dio di circolare e diffondersi, in modo da toccare partendo dai vicini, anche persone lontane. Certamente da un lato ci possono essere maggiori difficoltà iniziali, nel fare le cose assieme: bisogna accordarsi, dialogare con pazienza, essere aperti ad accogliere il pensiero degli altri senza voler a tutti i costi impuntarsi sulla propria posizione.
Ognuno infondo ha il suo carattere, i suoi ritmi e il suo modo di vedere le cose. Per questo qualcuno, dall’esterno, potrebbe sentenziare che sia meglio fare le cose stando soli, perché si procede più spediti e s’impiega apparentemente meno tempo. In realtà si tratta di un’illusione! La dinamica dello spirito è ben diversa. Ciò che è fatto assieme, vale molto di più agli occhi di Dio e la resa finale non è paragonabile a quello realizzato singolarmente.
Da quanto detto, mi auguro che per ciascuno possa rafforzarsi la consapevolezza e il desiderio nel ritrovarsi per fare le cose in modo condiviso. In una parrocchia sono davvero variegati, gli ambiti in cui è possibile applicare questa dimensione comunitaria. Un’ èquipe di lavoro il Consiglio Pastorale, il Consiglio degli Affari Economici, i comitati, associazioni ecc.
La recente esperienza dei campi estivi con la parrocchia di S. Pietro, va anche intesa come forma di condivisione e comunione, al punto da suggerirsi a metodo di lavoro pastorale.
Ognuno dà il suo apporto, piccolo o grande che sia e soprattutto può esprimere liberamente la sua opinione. Alla fine però è la comunione ciò che conta, perché consente di camminare, o meglio di marciare assieme per arrivare più spediti e sicuri verso la mèta.
La S. Famiglia di Nazaret, vero esempio di comunione, ci chiama a santità, attraverso varie esperienze e forme di vita comune, siano esse familiari o parrocchiali.
A ciascuno auguro un buona festa Patronale e buon cammino comunitario nella Chiesa, che è la più grande famiglia del mondo.