Santa Maria del Campo - Rapallo

Curiosa analogia fra “Fons Gemina” e la devozione mariana campese

Testo e foto di Stefano Podestà

La Fons Gemina

Lungo la strada provinciale che da Santa Maria del Campo conduce a Ruta di Camogli, in posizione leggermente sopraelevata rispetto alla sede stradale sorge uno dei monumenti storici più importanti ed allo stesso tempo meno conosciuti di Rapallo, la così detta “Fons Gemina” di San Martino di Noceto.

Immersa nella vegetazione, tra ulivi e muretti a secco, alla sommità di una duplice scala in pietra si erge un piccolo edificio con un arco, sotto al quale un rigoglioso muschio nasconde due polle poste allo stesso livello, una di fronte all’altra, dalle quali da tempo immemore sgorgano due rivoli d’acqua raccolti in due ampie coppe scavate direttamente nella roccia.

Secondo uno studio anonimo risalente ai primi del ‘900, la falda che alimenta la “Fons Gemina” proverrebbe da una sorgente posta sulla vetta del Monte Orsena a 613 metri s.l.m..

Sulla facciata del piccolo edificio, sotto ad una piccola nicchia con all’interno una statuetta della Madonna con il Bambino, è tuttora leggibile una targa marmorea in latino che testimonia la storia plurisecolare della Fonte Gemella, risalente addirittura al 1810.

Una seconda targa, apposta successivamente nel 1812, fa memoria di come fosse stato il parroco di San Martino di Noceto, Don Gaspare Giuffra, a favorirne la realizzazione sostenendone egli stesso le spese

 

La targa marmorea del 1810 posta sopra l’arco della Fons Gemina

Ecco il testo in latino e la relativa traduzione:

Quasi oliva speciosa in campis et quasi platanus exaltata sum juxta acquaec.

Nomen oliva meum platanusque propinquior undis,

sjmbolum utrumque notans grande charisma meum.

Sum platanus, Christo, primo quia proxima fonti,

huius et imbre madens tollor adulta polum.

Dicor oliva, reis quia divinae arbitramentis,

iridis instar ovans, faedus, opemque fero.

Qua gemini arte fluunt fraterna in faedera fontes,

qui bene digestis rupis aluntur aquis,

urnaque sculpta petra labentes excipit undas,

fons erat irrepensaeger et usus acquae.

Anno 1810

Come un bell’ulivo nei campi e come un platano mi elevo lungo il rivo.

Il mio nome è ulivo, e platano più vicino all’onda,

simboli entrambi del grande mio dono.

Son platano, a Cristo vicina, primo fonte,

irrorata dallo spruzzo di questo rivo e mi elevo alta nel cielo.

Son detta ulivo, perché, arbitra del divino volere,

come un trionfale arcobaleno, porto ai rei pace e aiuto.

Da qui le fonti gemelle scorrono fraterne come strette da un patto,

attingendo le proprie acque da due rocce distinte.

Una vasca scolpita nella roccia raccoglie le loro acque correnti,

destinate a divenire nel tempo dispensatrici di benessere.

Anno 1810

Le diciture “sicut cedrus”, “quasi palma”, “quasi plantatio rosae”, “quasi oliva” e “quasi platanus” sono tratte dalla Sacra Scrittura e precisamente dal libro del Siracide, 24.13-14.

“Son cresciuta alta come cedro del Libano e come cipresso dei monti dell’Ermon. Son cresciuta come una palma d’ Engaddi, come un roseto di Gerico, come ulivo che spicca in pianura, mi son fatta alta come platano”. Nella versione latina questi versi suonano, appunto: “quasi cedrus exaltata sum in Libano et quasi cypressus in monte Sion et quasi palma exaltata sum in Cades et quasi plantatio rosae in Hiericho, quasi oliva speciosa in campis et quasi platanus exaltata sum iuxta aquam in plateis”.

Tali parole erano probabilmente intese come riferite a Maria Santissima, secondo una tradizione che in passato tendeva ad ampliare le litanie mariane oltre le formule che conosciamo ora.

L’allusione al roseto, ad esempio, ci fa supporre l’esattezza di tale interpretazione, essendo la rosa un elemento simbolico di forte carattere mistico e di particolare significato mariano (“rosa mystica” recita appunto una delle litanie).

Dal contenuto del testo si evince inoltre un’interessante analogia con la devozione mariana di Santa Maria del Campo: la citazione del versetto biblico “quasi oliva speciosa in campis” è infatti presente anche sulla parte superiore della facciata del 1920 della chiesa parrocchiale dell’Assunta, proprio ai margini del monogramma mariano, così come è leggibile sulla gloriosa bandiera del 1918 del Quartiere Chiesa sotto all’effige dell’Assunta.

“Quasi oliva speciosa in campis” sulla facciata della chiesa dell’Assunta a Santa Maria del Campo
“Speciosa in campis” sulla bandiera del Quartiere Chiesa di Santa Maria del Campo

Per ulteriori informazioni sulla “gloriosa bandiera” si rimanda all’articolo già presente sul sito del Comitato Fuochi Santa Maria a questo link:

La “gloriosa” bandiera

Fonti:

Claudio Molfino – “Album fotografico di San Martino di Noceto” (anno 2008)